RELEASE | live streaming performance 1/5/2020
- Francesca Fini
- 9 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 mag 2020
Una serie di azioni scandiscono il tentativo di immaginare un percorso che, attraverso il perpetuarsi di riti e rituali, conduce dal corpo chiuso al corpo diffuso, dalla corporeità stretta dentro i confini delle proprie case, dentro codici di comportamento e atteggiamento costretti a negare la socialità, fino a una corporeità che si libera, si manifesta, si diffonde in relazioni fisiche e interpersonali in contrapposizione a quelle che, durante la quarantena, si sono sviluppate per lo più attraverso protesi tecnologiche.
Release è l’atto del rilasciare, una metaforica scarcerazione preceduta da un susseguirsi di atti propiziatori, che vedrà impegnate all’unisono le tre artiste e filmaker italiane Francesca Fini, Francesca Leoni e Francesca Lolli in un’altra live streaming performance che avrà luogo venerdì 1 maggio alle ore 17 in diretta Facebook nel ciclo di appuntamenti che scandiscono il programma della mostra virtuale My name is Francesca della quale sono protagoniste.
Soprattutto in questo periodo di isolamento, l’arte visuale offre la possibilità di esplorare in vitro i comportamenti umani e non perde qui occasione, coerentemente con un progetto che ha visto il suo improvviso debutto in rete come risposta attiva alla crisi del contatto e del contagio che tutti stiamo vivendo sulla nostra pelle a causa dell’emergenza Coronavirus SARS-CoV-2, di indagare la necessità dell’individuo di percepirsi come soggetto principale del vivere comune e il suo bisogno di proiettarsi in esterno, specie dopo un lungo periodo di confinamento, di porsi in relazione dialogica e fisica con l’altro.
Ecco allora che le azioni delle artiste, anche per mezzo degli oggetti del vivere, quelli della cura quotidiana come per esempio la spazzola per i capelli o il rossetto, diventano elementi di una partitura che non intende escludere il pubblico dalla perfomance, ma al contrario vuole farne un protagonista attivo così da scardinare il dualismo opera/spettatore, azione/contemplazione.
Con l’obiettivo di generare un rapporto empatico e favorire un flusso costante di energia, per tutto il tempo della rappresentazione le persone verranno invitate a partecipare alla costruzione dell’opera scrivendo e suggerendo in diretta su Facebook le azioni che le artiste dovranno compiere.
Un lavoro di carattere sperimentale che contiene, come in un gioco di scatole cinesi, molteplici linguaggi: quello del pubblico che dialoga a distanza attraverso la tastiera, quello dell’intermediario (Francesca Interlenghi) che interpreta i codici e li trasforma in istruzioni, quello degli oggetti di cui riconosciamo le funzioni, quello delle artiste che producono immagini in movimento. Sottostante una lingua ancora diversa, la lingua dei programmi, quella dei software che permettono la rielaborazione di tutti i dati.
My name is Francesca si conferma ancora una volta il luogo della coabitazione delle possibilità che nelle sue varie forme stimola l’espansione della creatività, l’organizzazione di comunità e l’esperienza diretta dell’arte performativa.
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