MNIF TV incontra Veronica Montanino
- Francesca Fini
- 11 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
“My name is Francesca” è la mostra che raccoglie nello spazio di una galleria virtuale (mynameisfrancesca.com) i lavori di Francesca Fini, Francesca Leoni e Francesca Lolli. Si tratta di tre artiste italiane contemporanee che hanno sviluppato negli anni dei linguaggi caratterizzati da una forte originalità individuale, da una ricerca personale febbrile e vorace, muovendosi nel comune campo delle arti cosiddette time-based, ovvero essenzialmente la performance art e la video arte.
Nato come articolata proposta di mostra fisica per spazi tradizionali, il progetto ha avuto il suo improvviso debutto in rete in concomitanza con il dilagare della pandemia e il conseguente lockdown, proponendosi come risposta attiva alla crisi del contatto e del contagio che tutti stiamo vivendo sulla nostra pelle.
Curata, nella sua estemporanea e inedita versione on line, da Francesca Interlenghi, autrice, curatrice indipendente e docente di Storia del Costume e della Moda, la mostra si concentra sulla natura ibrida dei lavori delle tre artiste, fruibili lungo un percorso che si snoda attraverso 5 stanze tematiche (Femmineo - Identità - Archetipi - Grande Madre - Inediti) popolate e animate da video-installazioni, testi, suoni ed azioni performative in live streaming.
Fedele alla sua vocazione di progetto partecipato e partecipativo, MNIF ha inteso animare questa quarantena italiana con una serie di appuntamenti in diretta streaming sulla pagina Facebook ufficiale, mobilitando diverse figure di rilevo dell’attuale panorama culturale tra cui critici, curatori, artisti, filosofi, accademici e intellettuali. Una sorta di appendice TV della mostra nata non solo come luogo deputato alla comprensione e alla divulgazione dell’arte contemporanea ma anche come spazio aperto al dibattito e alla riflessione sui mutamenti intervenuti nella vita e nell’arte a seguito dell’emergenza Coronavirus SARS - CoV- 2. Tentativo di delineare le fila di un pensiero che rifiuta di avvitarsi sulla questione degli impedimenti ma, sempre proteso in avanti, ambisce a cogliere le opportunità offerte dalle contingenze.
In questo contesto, in questa raccolta di frammenti di voci che andranno a comporre, o meglio a ri-comporre, il mosaico della riflessione sull’arte, si innesta l’interesse per la pratica artistica di Veronica Montanino, per i suoi lavori caratterizzati da un uso esuberante e originalissimo del colore che figurano in numerose mostre personali e collettive. Lungi dall’essere questione di “superficie”, il colore apre questioni esistenziali, cognitive, culturali, antropologiche e politiche. La sua esclusione, un certo pregiudizio nei suoi confronti - particolare atteggiamento di parte del pensiero contemporaneo - apre una riflessione più ampia sul pregiudizio nei confronti dell’arte al femminile. Punto di partenza per indagare un linguaggio, quello di Montanino, sempre pronto ad abbandonare lo spazio angusto della tela per esprimersi in assemblaggi e installazioni site-specific.

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